Quando usare la Moxa

Moxibustione a Padova - Benefici della Terapia - Diana Deoni

La Moxa vanta origini più antiche dell’agopuntura.
In cinese è detta Cau e significa “ lavorare con il fuoco senza fiamma”.
In origine veniva fatta con il legno. Non si usava un legno a caso ma si sceglieva in base alla stagione e al tipo di problema da risolvere. La scelta dell’albero doveva rispettare delle regole precise e i rami prescelti venivano poi fatti seccare.
Il legno veniva fatto stagionare per almeno tre anni. Quando si usavano creavano una vera e propria fiamma.
Questo metodo era senz’altro doloroso e dava luogo a una cicatrice.

Oggi non si usa più il legno ma l’artemisia. E’ una pianta molto comune che cresce in ambienti asciutti o semi-asciutti ed è praticamente cosmopolita.
Va raccolta prima della fioritura e preferibilmente in zone collinari esposte a sud-est.
Si utilizzano solo le foglie della parte centrale della pianta. Si fanno essiccare. Poi si sminuzzano fino ad ottenere una lana. Anche in questo caso è prevista una stagionatura di almeno tre anni.
Dalla lana si ricavano coni, preparati al momento e di varie misure a seconda delle necessità, e i sigari, anch’essi di varie misure.
L’artemisia una volta accesa fa pochissima fiamma. Emette calore e un particolare profumo di erbe.
Il suo uso non prevede più, come in antichità, la formazione della vescica e successivamente della cicatrice.

La Moxa può essere usata da sola o in associazione con l’agopuntura.
Di regola per le malattie acute è preferibile usare l’agopuntura, mentre per quelle croniche la Moxa.
L’azione principale della Moxa è quella di tonificare. Può essere usata per dare forza e vigore.
Un tempo quando i monaci taoisti si mettevano in viaggio praticavano la Moxa su Stomaco 36, punto che si trova sotto il ginocchio. A quei tempi i viaggi venivano fatti a piedi e bisognava avere forza sulle gambe per percorrere lunghe distanze. La Moxa
su questo punto dà maggiore stabilità all’articolazione del ginocchio.

Come si pratica la Moxa

Può essere diretta con l’applicazione del cono direttamente sulla zona da trattare, indiretta quando si pone tra cute e cono delle fettine di zenzero o aglio o del sale grosso oppure in forma di sigaro.
Il cono può avere varie grandezze in relazione al problema da trattare.
Il sigaro viene applicato secondo le cinque tecniche su un punto specifico che può anche non essere di agopuntura.
E’ controindicata la terapia con Moxa nelle malattie infettive con febbre alta, in gravidanza è vietato trattare i punti sulla pancia e sulla schiena, su cute con ulcere, nelle persone con cute molto delicata o con alterazione della sensibilità perché si potrebbero causare scottature, e infine in alcuni punti come quelli vicino agli occhi, sul collo e sulle vene.
Naturalmente ogni caso deve essere valutato singolarmente.

Perché fare la Moxa?

Perché è una tecnica semplice, naturale e priva di effetti collaterali.
Ha un’azione tonica, dà vitalità e con il calore ha anche un effetto rilassante. Può essere usata sia in associazione con l’agopuntura per rafforzarne l’efficacia che da sola.

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Diana Deoni - miodottore.it